La fortuna mi portò alle mani due volumi di pregio non minore, quand'io volli affacciarmi nell'immensa miniera de' Mss. della Biblioteca reale. Altre carte ho cavato dalle opere degli spagnuoli Feliu, Capmany, e Quintana; poche più da altri libri.
Per tal modo nel cap. II, ho potuto far menzione d'un disegno assai grave, ancorchè non mandato ad effetto, cioè una partizione delle province del reame di Puglia, proposta da Urbano IV a Carlo d'Angiò, prima della nota concessione feudale. La notizia d'un'atroce prigione di stato che Carlo tenea in Napoli, e altri particolari della sua tirannide, aumentano la descrizione ch'io n'abbozzava nel cap. IV. Il cap. V. risguardante le relazioni politiche esteriori, e l'opinion del popolo è rimaneggiato e accresciuto molto. Perchè alcune notizie pubblicate recentemente intorno al Sordello della Divina Commedia, e la relazione Ms. ch'io trovai d'una ambasceria della corte di Francia per la crociata del 1270, ritraggon sempre meglio le sembianze niente amabili di Carlo d'Angiò. È determinata la patria dello ammiraglio Ruggier Loria: è ammesso a riputazione letteraria il nome di Giovanni di Procida, per un'opuscolo di filosofia morale, ch'ei tradusse dal greco o compilò. In fine ho avuto luogo a riferire il vespro, non solamente alla reazione degli oppressi contro gli oppressori, ma anche all'antagonismo della nazion latina, che s'era sviluppato contro i Francesi per tutta l'Italia. Il mostra assai chiaramente una epistola de' Siciliani, piena di poesia e di fuoco, dalla quale ho tolto, per accennare l'opinione pubblica del tempo, alcune frasi, di quelle vere e viventi che l'immaginazione de' posteri invano si sforza a ritrovare.
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