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      Perciocchè un desiderio novello movea gl'ingegni; prendeansi a ricercar tutte le parti dell'umano sapere; si arricchiano i savi di antiche lettere e dottrine: i quali, ancorchè pochi dapprima, e più radi ove lo stato più discostavasi da libertà, per ogni luogo pure la scintilla del sacro fuoco accendeano. Sollevaronsi pertanto gl'intelletti più audaci a meditare sulla mistura delle due potestà, a contemplare i costumi del clero; nè fu lieve incitamento la gelosia de' reggitori degli stati, svegliata da tanti fatti. Quindi mostravano già il viso alla corte di Roma que' ch'erano più avvezzi a' suoi colpi; il gregge provocato, si voltava con aspri insulti contro il pastore; gli anatemi, per troppo usarsi, perdean forza; pensavano gli uomini e parlavano arditamente di cose tenute in pria sacre come la fede istessa. Nascean così le idee, che Dante tuonò di tal forza; e a fatica si faceano strada tra le inerti masse, dove allignarono infine, e amari frutti portarono alla corte di Roma.
      Ma queste opinioni ristrette a pochi, se urtavano talvolta la sua possanza, non la menomavano per anco nel tempo ond'io scrivo. Mentre le ambizioni de' chierici passavano ogni misura, mentre cupidigia, e simonia, e libidine lussureggiavano nella vigna del Signore, tremavan del clero i popoli, e il successor di Pietro stendea la mano su i reami e su i re. Che se tal fiata prevalse la brutal forza sulla morale, la prepotente opinione fece risorger tosto più gagliardo il pontefice. Sì il veggiamo oltremonti levare a sua posta il vessillo de' re o de' popoli, ed accender guerre, e cessarle, e trar tesori, e dove moderare le dominazioni, dove dare o strappar corone: quanto più lontano, più venerando e terribile.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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