La Sicilia, e la penisola di qua dal Garigliano poco diverse dagli altri popoli italiani per gente, linguaggio, tradizioni e costumi, reggeansi pure con altri ordini. Mentre nel rimanente d'Europa la progenie settentrionale, perdute le virtù de' barbari, ne ritenea solo i vizi, ebbe la Sicilia, al par che la Spagna, il dominio degli Arabi, culti se non civili, attivi e pronti come popolo testè rigenerato. La regione di terraferma, or invasa dai barbari, or dagli imperatori greci ripigliata, divideasi in vari stati, sotto reggimenti diversi, alcun dei quali pigliava la forma delle nascenti repubbliche italiane, quando una man di venturieri normanni venuta a difendere, si fe' occupatrice, e istituì gli ordini feudali. Altri di questa gente passando in Sicilia allo scorcio del secolo undecimo, e scacciando i Saraceni, nimicati dagli altri abitatori per la diversa religione e lo straniero dominio, fondaronvi un novello principato, e primi recaronvi la feudalità(2). La quale, perchè in Europa già piegava a riforma, qui surse più civile e giusta; temperandola ancora la virtù e riputazione di Ruggiero duce de' vincitori, la influenza delle grosse città, e i molti poderi che s'ebber le chiese nelle prime caldezze della cristiana vittoria, le proprietà allodiali, le ricchezze, il numero de' Saracini venuti a patti più che spenti, e de' cristiani stessi di Sicilia. Così il conte Ruggiero, principe di liberi uomini, non capo di turbolento baronaggio, e vestito dell'autorità di legato pontificio, ch'è infino ai dì nostri egregio dritto della corona di Sicilia, fortemente e ordinatamente il nuovo stato reggea.
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