Titolo gli diè poi di reame un altro Ruggiero, figliuolo del conte, posciachè con le arti e con le armi tolse Puglia e Calabria agli altri principi normanni; e dai baroni quivi più possenti, e dal papa, e dallo imperatore, gagliardamente difesele con le siciliane forze. Quindi fu gridato dai parlamenti, e in fine, per amore o per forza, riconosciuto dal papa, re di Sicilia, duca di Puglia e di Calabria, principe di Capua. Costui ritirando ver la corona l'autorità dei magistrati, contenendo i baroni, assestò il reame con ordini civili, ravvivò le industrie, e vittoriosamente adoprò fuori le armi sue.
Due forze turbarono questa novella monarchia siciliana: che furono, il baronaggio non sì gagliardo da mettere al nulla l'autorità regia, ma baldanzoso abbastanza da provocarla; e la corte di Roma, la quale attirò i nostri principi nelle contese italiane, or chiamandoli in sostegno, or vantando dritti su lor province, e combattendoli apertamente. Pure la monarchia, per la virtù della sua prima fondazione, stette salda a que' colpi; si ristorò con migliori leggi sotto il secondo Guglielmo; e avrebbe potuto per avventura dopo lunga neutralità alzare un vero vessillo italiano, e messi giù lo imperatore e il papa, da sè occupare o proteggere tutto il paese infino alle Alpi: ma essa dal sangue normanno passò per nozze a casa sveva(3), che tenea di que' tempi lo impero. Indi la potenza di Sicilia e di Puglia prese le ingrate sembianze di ghibellina: e dopo il regno dello imperatore Arrigo, che per essere stato breve ed atroce, nulla operò, vidersi questi due reami avvolti nella gran lite d'Italia.
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