Spiegò Innocenzo in tal punto il vessillo della Chiesa, correndo l'anno milledugentocinquantaquattro; occupò Napoli con l'esercito; mandò oratori e frati a sollevare i popoli per ogni luogo: ed era il re in fasce in Lamagna; il reggente straniero e dappoco; Manfredi senza forze, nè dritto alla corona. Andaron sossopra dunque i reami: chi si trovò presso al potere li die' di piglio, dove a nome del re, del papa, del comune, e dove di niuno. Quindi a poco a poco surse Manfredi, praticò col papa, e pugnò; e morto a Napoli Innocenzo, e rifatto pontefice Alessandro IV, gioviale, dice una cronaca(7), rubicondo, corpulento, non uomo da sostenere i disegni del fiero antecessore, lo Svevo, savio e animoso, a ripigliar lo stato si condusse. Ma perchè l'anarchia avea preso in Sicilia le sembianze di repubblica, e fu questo lo esempio agli ordini che gridavansi poi nel riscatto del vespro, io narrerò questo avvenimento il più largamente che si possa su le scarse memorie de' tempi.
Sedea vicerè in Sicilia da molti anni, e governava sì le Calabrie, Pietro Rosso o Ruffo. L'imperator Federigo da vil famigliare l'avea levato a' sommi gradi, com'avviene in corte a' più temerari e procaccianti. Pensò Corrado che per opera di costui gli fosse rimasa in fede la Sicilia nei turbamenti desti alla morte di Federigo; onde il fe' conte di Catanzaro, gli prolungò il governo, e crebbegli la baldanza: chè superbamente ei reggeva, a nome del re, a comodo proprio; fattosi trapotente per dovizie e clientela, da osar disubbidire a faccia scoperta lo stesso monarca.
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