Perciō, lagnandosi invano papa Clemente, le comuni gravezze ei riscosse dai chierici, e da lor case; nč sazio a questo, ai beni ecclesiastici dič di piglio; i dritti dei porti di Cefalų, Patti, e Catania occupati dagli Svevi nella guerra con Roma, nella pace ei ritenne(30). E non potč contendere che un legato, inquisitore, o esecutore (cosė intitolavasi) della Santa Sede nel reame di Sicilia sopra la restituzione de' beni ad esuli, chierici, e chiese, il quale fu dapprima Rodolfo vescovo d'Albania, rendesse ragione d'autoritā del papa; non seppe nč anco ricusare i rescritti che dessero virtų esecutiva a quelle sentenze; ma lascionne la pių parte senza effetto, come avvenne per lo casal di Calatabiano, che Vassallo d'Amelina a nome del re prese violentemente alla chiesa di Messina, e per un altro casale e un podere della medesima, che il fisco tenea, nč per decisione del legato, nč per ammonizion dei papi, e in particolare di Gregorio X, si disserravano a renderli le avare mani di Carlo(31). Gli Spedalieri, e i Templari che nei suoi reami veniano, taglieggiō senza rispetto; alla corte stessa di Roma non n'ebbe, quando giunse a vietar che i suoi sudditi con gli stati di quella mercatassero(32). Cosė adoperava coi papi. La siciliana repubblica dell'ottantadue, incontanente redintegrō la chiesa di Messina nel possesso di quei beni(33): e la corte di Roma fieramente malediva la siciliana repubblica, perchč si ristorasse la prepotenza di Carlo(34)!
Di gran momento sembrami in cotesto nuovo principato la novazione del baronaggio.
| |
Clemente Cefalų Patti Catania Svevi Roma Santa Sede Sicilia Rodolfo Albania Calatabiano Vassallo Amelina Messina Gregorio X Carlo Spedalieri Templari Roma Messina Roma Carlo
|