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      Nè maravigli alcuno a vederlo sì sfrenato sotto sì dispotico principe; avvegnachè, riguardo all'autorità regia, tenealo egli a segno; i dritti sovrani geloso riserbavasi nelle concessioni(40), ed esercitavali, non perdonando a tributo, nè a servigio; infino a sancir la morte contro gli usurpatori de' demani, e a dichiarare, e per questo soltanto, che regnicoli e Provenzali e Francesi senza distinzione ubbidissero(41). Abbandonava nel resto il freno, perchè diverso dagli altri principi dell'età sua Carlo regnava. Quelli con la riputazione delle municipalità, sforzavansi a raffrenare i baroni; ei condottiero ancora del suo baronaggio, da quello era mantenuto sul trono(42). Nimici ambo de' popoli, ambo s'affaticavano insieme a tenerli sotto il giogo, e 'l sangue sugger loro e i midolli, come vivamente dice, e famigliar del papa era e guelfo, l'istorico Saba Malaspina(43).
      E meglio stan queste amare parole ove si risguardi alla amministrazione delle pubbliche entrate, levate non per bisogni pubblici, ma da istinto d'avarizia e disegni d'ambizione; la quale rapacità copriano i partigiani di Carlo con dir ch'era uopo dimagrar que' contumaci sudditi, affinchè contro il principe non alzasser la cresta(44). Era nei tempi feudali, altrimenti che ai nostri, ordinata l'azienda degli stati; e più discrete apparian le gravezze a cagion de' minori bisogni, e degli usi sotto i quali esse ascondeansi. Perchè i demani(45) somministravano la più parte delle spese della corte; a quelle del pubblico suppliano i popoli, non pur con danaro, ma sovente col servigio delle persone, e delle cose loro.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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