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      Cosė gli eserciti, le navi, dai feudatari forniansi e dalle cittā; cosė era debito albergar le corti del principe e de' maestrali; cosė ai lavori pubblici andavan tenuti gli uomini di minor taglia, ai trasporti, e a somiglianti disagi. Servigi s'appellavan questi; e collette le contribuzioni dirette e generali; gabelle poi le tasse sulle derrate, che per privativa nella vendita sovente si riscuoteano. Delle quali parti l'entrata dello stato componeasi in Sicilia ancora; ma la moderata costituzione tutti i pesi rattemprava. Turbaron gli Svevi quella bilancia, sė come io notai: Carlo le dič il tracollo, arso, dice dolorando il suo istorico, arso d'idropica sete di danaro(46); e ne venne quasi all'aperta rapina.
      Ne restan di Clemente quarto, a lui indirizzate nei primi principî del regno, due epistole, che son modello di politica prudenza e umanitā; ma Carlo sen rise, come fanno i despoti ad ogni buon consiglio. Toccatisi in quelle tutti gli ordini dell'amministrazion dello stato; e sulle tasse illegalmente levate: "consigliamti, o figliuolo, scrivea il papa, che, chiamati i baroni, i prelati, e i maggiori uomini delle cittā, i tuoi bisogni lor esponga, e l'utilitā del difendersi, e con l'assentimento di essi stabilisca il sussidio a te dovuto. Di quello poi, e de' tuoi dritti sia tu contento; lascia tu liberi i sudditi... Ordina col parlamento in quali casi richieder possa la colletta ai vassalli tuoi o de' baroni"(47). E il pio re, nč parlamenti adunando, nč misura osservando alcuna, nč per bisogno pubblico, bandiva l'un sull'altro, pių fiate entro un anno, quegli universali tributi; or aggravando e spesseggiando i consueti; ora speculandone nuovi e insoliti, come fu quello de' legnami e marinai: e talvolta tumido e frettoloso lasciava ai ministri suoi che a lor talento ordinasserli(48). Si promulgan cosė gli editti; saltan fuora i riscotitori; non bastando i sudori della industria(49) alla gravezza diretta, spessa, immite, fuggono i miseri dai lor focolari(50); e se non ne han cuore, strappansi il pan dalla bocca, pagano una parte, e veggonsi pure rapir le suppellettili, e gli animali, e gli strumenti della agricoltura(51), e fin diroccare le case, le persone trarre in carcere.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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