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      E più: se i re normanni furon tutti coronati ed unti in Palermo; se qui soggiornarono, coi grandi uficiali della corona, con la maestà tutta del regno; e se gli Svevi non mutavan punto di quegli augusti ordini, ancorchè secondo i casi delle guerre lungi dalla metropoli vagassero; or Carlo presa la corona dell'usurpazione oltre il Garigliano, continuò bene a chiamar Palermo capo e sede del regno, a far protestazioni menzognere del grande amor che le portasse(102), ma insieme trapiantava primo la regia sede in Napoli, non per legge, di fatto; perchè a Francia, a Provenza, alla corte del papa, alla agognata Italia di sopra, più vicin fosse, nè chiuso dai mari. Perciò non solamente offendea la dignità e 'l dritto della Sicilia, ma anco i materiali interessi. Spegnea le industrie, fondate in sul lusso della corte e de' baroni; quanti per gli ordini antichi viveano d'un modo o d'un altro, dannava a squallida povertà; le ricchezze traea fuori senza scambio; il danaro delle tasse sperdea, da non lasciarne ricader nè una gocciola sola a refrigerio de' contribuenti. E con ciò la pestilenza de' reggitori subalterni; la disuguale amministrazione della giustizia; l'izza del governo, che odiato odiava, tra i sospetti ognor travagliandosi. Pertanto più acerbi assai della Sicilia i mali, che delle province di terraferma, ancorchè le stesse mani governasserle, straniere e crudeli. Ma in terraferma il novello acquisto della sede del governo rattemperava que' danni; e quanto la Sicilia perdea, la Puglia acquistava.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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