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      Ebbe Carlo dalla liberalità di san Luigi la contea d'Angiò; quelle di Provenza e di Forcalquier, dal matrimonio con Beatrice; i domini italiani, dal papa e dal proprio valore: e tal prosperità invasò tutto d'ambizione l'animo suo, nato a questo; foltissimo e costante anzi caparbio nel volere; audacissimo all'eseguire; non risguardante a giustizia nelle cose politiche, e manco nelle civili e private; non mitigato dal più fugace sentimento d'umanità; per temperanza religiosa, o abitudine e disposizione del corpo, non isvagato da amori; brusco nel tratto; spiacente e ingrato fino ne' cattivi versi che dettò; avaro, rapace, durissimo al rendere; non severo però nè scarso co' satelliti della sua ambizione. Crebbe da fanciullo nelle armi; seguì il fratello alla prima impresa d'Affrica; acquistò chiaro nome in guerra per valore, e anco per le qualità della persona da spirar nella moltitudine fidanza o terrore: un robusto, grande, dal volto nasuto, olivastro, spirante fierezza, non composto mai a sorriso, sobrio, vigilante; e solea dir che i dormigliosi ne perdon tanto di vita. La quale austerità e attitudine alla guerra sembran le sue sole virtù: e più sarebbe stata la religione, se non l'avesse inteso a suo modo: riverire il sacerdozio quando non gli contrastasse ambizione; donare a monisteri; erger chiese; e credere che si serve a Dio con ciò solo, calpestando il vangelo nei sublimi precetti della carità. Per tali vizi e virtudi e fortuna era costui molto ridottato in cristianità, come potente, bellicoso, irresistibile(103). Per le stesse cagioni, sospinto da sua natura e fatto cieco dalle prosperità, ei montò agevolmente, e inaspettatamente cadde.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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