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      Non prima occupò il trono di Manfredi, che prese a guardar di là dal mare l'impero greco, di là dal Garigliano l'Italia superiore; lacerati, l'un da eresia, tirannide, e pretensione di due schiatte di principi, l'altra dalle parti politiche; e la potenza di Roma vedea presta ad aiutarlo, là col pastorale, qua con la spada guelfa. Pertanto si die' Carlo, dall'anno sessantasei all'ottantadue, a novelle ambizioni, che senza tenerci strettamente all'ordine dei tempi, ma più al legame de' fatti, discorreremo a parte a parte.
      E pria direm come da que' disegni re Lodovico il chiamò a sterile impresa. Ardente di pio zelo faceasi Lodovico a ritentar l'affricana terra, fatale a Francia; per tutta cristianità bandiva la crociata, sforzandosi a ricondurvi il secolo già inchinato ad altre brame, e il fratello che amava meglio a spiegar la croce contro i ricchi cristiani. Gli ambasciatori di Francia mandati a sollecitar Carlo alla crociata, richiedeanlo inoltre della restituzione del danaro sovvenutogli quand'egli era povero principe del sangue reale, e non reso or che il re di Francia si trovava in bisogni assai maggiori de' suoi(104). Nè Carlo ebbe fronte di ricusar l'invito alla guerra; ma temporeggiò, consigliando sotto specie del ben della impresa l'util proprio: che si facesse il primo impeto sopra il reame di Tunisi, tributario a Sicilia infin da' tempi normanni, e allora ricalcitrante a quel peso. Infine ragunata in Sicilia l'armata, passò in Affrica re Carlo, ad avvantaggiarsi ei solo nella perdita de' suoi.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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