Perchè Guglielmo di questa gente, principe di Acaia e Morea, incalzato dal Paleologo, dandosi anch'egli in balia di Carlo, disposò a Filippo figliuol dell'Angioino, Isabella sua figlia ed erede: e venuto esso a morte, e anco Filippo, i sovrani di Napoli presero il titolo di quel combattuto principato; ritennero la Isabella come prigione in Napoli; e usurpavano il paese del tutto, tra protezione e alta signoria, se non era per la guerra di Sicilia(110). Nel medesimo tempo si apriva la strada Carlo I alla selvatica Albania con le solite arti: si facea da quei turbolenti chiamare al trono: e legavasi ad essi col vecchio ludibrio de' giuramenti; con sì bella scambievole fidanza, che a sicurare i suoi uficiali e guerrieri mandati in quelle regioni, richiedea statichi albanesi, e in Aversa li custodia strettamente(111). Per tal modo approcciavasi alla sede dell'impero greco, circondavala, insidiavala d'ogni dove(112).
E in Italia, spento Corradino, e con lui l'ardir novello de' Ghibellini, l'usato gioco fe' montar parte guelfa: per la cui riputazione, e del papa, e della vittoria, s'aggrandiva re Carlo; ridendosi ormai de' limiti che la gelosia della romana corte aveagli assegnato nella investitura del reame. Ripigliò in Roma l'uficio di senatore: tornò a comandare in Toscana da vicario imperiale, e a perseguitare senza freno i Ghibellini(113): saltò in Piacenza: in Piemonte molte cittadi occupò; molte in Lombardia, talchè quivi poco mancò nol creassero principe. Genova dapprima insidiò con gli usciti; poscia assaltò scopertamente con le armi; e innanti che denunciasse la guerra, spogliò i Genovesi che ne' suoi reami mercatavan sicuri: onde se la forte repubblica il fiaccava nelle battaglie di mare, non gli mancò pasto all'avarizia.
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