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      E fu tanto, che nel settantaquattro, riscotendosi primi gli Astigiani dall'insopportabile giogo, Carlo avea perduto il Piemonte e Piacenza; e negli altri dominî dell'Italia di sopra ormai vacillava. Il prudente pontefice l'abbassava, senza venir con esso a manifesta discordia(118).
      Morto Gregorio nel corso di sì alto disegno l'anno milledugensettantasei, si rinfrancò l'Angioino; e pensando di qual momento gli fosse un papa a sua posta, ogni pessim'arte adoprò nelle elezioni(119) de' tre pontefici, ch'entro un anno fur visti regnare e morire. Ripigliò i preparamenti allora della guerra col Paleologo: ravvivò le pratiche in Acaia, ove mandò innanzi picciole forze, dai Greci agevolmente(120) oppresse(121): infine il titolo di re di Gerusalemme a' tanti suoi aggiunse. Vano nome quest'era ormai, disputato da parecchi principi cristiani. Federigo II imperatore aveal preso in dote; passato era poi col dritto al reame di Sicilia ne' figli di Manfredi; e altri pretendeanvi, e tra essi una Maria d'Antiochia, principessa tapina e raminga; dalla quale Carlo il comprò per vitalizio di quattromila lire tornesi sul contado d'Angiò, parendogli scala a nuove grandezze, e nuovo pretesto all'impresa di Grecia, perchè teneasi che quell'impero, nido d'eresiarchi e sleali, tagliasse la via ai luoghi santi, e che indi il re di Gerusalemme onestamente potesse assaltarlo(122). Per tal modo ripigliava con maggior vigore tutte le antiche ambizioni; e circuiva a ciò ogni conclave con violenza ed inganno, quando l'anno settantasette, abbassata tra' cardinali la parte francese, valse più della malizia di lui l'italian consiglio, che condusse al pontificato Niccolò III(123).


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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