Picciol'oste sarebbe a fronte di re Carlo; ma audacissima, spedita, fatta a posta a guerre irregolari, e subite fazioni.
Le quali condizioni bilanciando in mente, taciturno, e come s'ad altro attendesse, ascoltava Piero le continue rampogne della sua donna. Perchè da lei non dileguandosi per volger d'anni il cordoglio dell'ucciso padre, dello occupato reame, del patibolo di Corradino; l'acceso femminil pensiero incusava di viltà ogni differimento alla vendetta: e pregava Costanza, e sdegnavasi, e chiamava dappoco lo sposo, e ai figliuoli insegnava che careggiandolo, e abbracciandogli le ginocchia, ricordassero senza stancarsi l'invendicata morte dell'avolo(135). Sorridea Pietro; e a disegni, non a querele, si ristringea con Ruggier Loria, Corrado Lancia, e Giovanni di Procida(136).
Di questi il primo, nato di gran legnaggio, nella terra di Scalea in Calabria(137), imparentato colla siciliana famiglia de' conti d'Amico, e signor di feudi in Sicilia e in Calabria(138), venuto era fanciullo seguendo la regina Costanza, con madonna Bella madre sua, nutrice della reina; e a corte d'Aragona si era educato nelle armi e nelle astuzie. Pietro molto amore gli pose; il fe' cavaliere con Corrado Lancia, giovanetto congiunto della reina; e una sorella di Corrado a Ruggiero sposò. I due cognati prestantissimi si fecero in armi: e avvenne che Corrado, pria dell'altro che tanto dovea vantaggiarlo di gloria, ebbe nome, e segnalossi capitan di navi catalane, in fatti audacissimi sopra Saraceni(139). Giovanni di Procida per altra via più combattuta venne in grazia al re d'Aragona.
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