E spiavan, vegliavano; ad ogni nuovo eccesso di Carlo, spuntava nel cupo consiglio d'Aragona un sorriso(145). Memorabil epoca in cui i quattro principi che tenean la più parte delle regioni europee bagnate dal Mediterraneo, furono ad un medesimo tempo di gran valore, e di grandi vizi, degni se non di lode, certo di fama. In Oriente il Paleologo, usurpatore, ma ristorator d'un impero, fraudolento più che forte, tremava di re Carlo. Questi agognando a tal vastità di dominio, distruggea col mal governo la propria base in Sicilia ed in Puglia. Di ponente il re d'Aragona più giovane, più sagace e meno potente, torvo e cheto pigliava lena per islanciarsi addosso al conquistatore. Inaccessibile a timore sulla cattedra di san Pietro, rigoglioso nella smisurata autorità, e non meno nel proprio ingegno, e nella non ben acquistata ricchezza, l'italiano pontefice guardava le passioni di quegli stranieri: e chi sa a quali speranze non ne saliva? Forse un viver più lungo di Niccolò III avrebbe spento in altra guisa la dominazione angioina, e mutato le sorti d'Italia. Ma volle il Cielo che re Carlo non fosse umiliato da' potenti, ma sì dalla plebe; e che la sua rovina si consumasse nel modo che men poteva uomo immaginare: per una rissa di volgo, in Palermo!
Pietro ordinavasi a sforzo di guerra, sì come è mestieri, dice Montaner, con amistà, danari, segreto. Fe' tregua di cinque anni col re di Granata(146): con Castiglia lega; e meglio se n'assicurò prendendo due giovanetti principi più vicini alla corona che non era Sancio loro zio, chiaritone erede, onde il re d'Aragona potea così a ogni piè sospinto sturbare il vicin reame(147). Provossi da un altro canto a serbare l'antica benivolenza con Filippo di Francia, marito della sorella, statogli amicissimo in gioventù, e or molesto coll'occupazione di Montpellier(148). Con lo stesso re Carlo o coprì i disegni e mostrò l'odio, come scrive il Montaner, che sarebbe stata anco arte sopraffina, o dissimulò gli uni e l'altro, come Carlo stesso poi rinfacciavagli, venendo a dimostrazioni d'amistà, e trattato di matrimonio tra un figliuol suo con una figlia dell'Angioino(149). Con ciò messe in punto gli arsenali di Valenza, Tortosa, Barcellona(150); e maneggiò sì accortamente i suoi baroni e borghesi, che richiestili di sussidi per tale impresa, dicea, da tornarne grande utile al reame, con insolita docilità porgean essi il danaro(151). Queste disposizioni, e i preparamenti d'armi e di navi che ne seguitarono, attestan gl'istorici più degni di fede.
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