Ma a loro, già intinti sì profondamente, non gioverebbe lo starsi; risaprebbesi la trama, e morrebber da cani. Con tai rimbrotti li rapì seco all'estrema conclusione. Fu in Aragona da poi; rappresentò a Pietro l'ambasciatore di Grecia, e l'oro; vinse i rinascenti timori del re. Gli armamenti affrettaronsi allora; il dì fermossi e il modo che la Sicilia sorgerebbe a vendetta(153).
Tale il racconto della congiura, che dicon si conducesse per due o tre anni. I particolari nè niego, nè affermo io, perchè non ne ho fondamenti; ma non mi sembran verosimili al tutto. Che tra Pietro e 'l Paleologo si maneggiasse un trattato per togliere a Carlo il reame di Sicilia, il tengo io certo, per quel che disse e fece poi contro ambidue papa Martino; e perchè Tolomeo da Lucca afferma aver veduto l'accordo; essere stato trattato da Giovanni di Procida e Benedetto Zaccaria da Genova, con altri Genovesi dimoranti in terra del Paleologo; e aver questi fornito danari allo Aragonese(154). Le trame con alcuni baroni di Sicilia, non rafforzate di valida autorità istorica, il replico, probabili mi sembrano, ma non certe. Falso è che la pratica, si strettamente condotta, fosse a punto nascita a produrre lo scoppio del vespro; perchè questi compilatori della congiura ci pongon fole da romanzo, e imbattonsi in cento errori manifesti; perchè i successi discordan dalla supposta cagione;. perchè gli scrittori più autorevoli il tacciono, come nel capitol seguente diremo, e più largamente nell'appendice. Vagliate tutte le memorie de' tempi tornano a questo: che Piero agognava alla corona di Sicilia: che s'armava: che praticò per aiuti di danaro con l'imperator di Costantinopoli, minacciato da re Carlo; che Procida fu tra i suoi messaggi: che si tramò forse con alcun barone siciliano: ma che maturavano e preparavano tuttavia, quando il popolo in Sicilia proruppe.
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