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      E per vero assai difficoltà nel raccorre quelle feudali milizie ebbe egli a vincere con la sua passione e potenza(261). Aggiunsevi mille Saracini di Lucera, co' fanti e' cavalli di Firenze e d'altre città guelfe di Lombardia e Toscana; i Francesi, tra vassalli e stipendiati, furono il nerbo dell'esercito. Genova e Pisa mandaron galee; quelle del regno s'accozzaron tutte; altre ventiquattro chiamonne di Provenza il re, poichè la più parte delle preparate alla impresa d'Oriente era chiusa nel porto di Messina. Forniti inoltre uscieri, teride, trite quanti abbisognassero a traghettar le genti. Ordinò Carlo che si ritrovasser le genti a Catona, picciola terra di Calabria, posta sullo stretto di contra a Messina, ch'egli volea prima assaltare; e mandò innanzi quaranta galee, e gran copia di grani e altra vivanda, e ogni cosa bisognevole all'esercito. Quivi poi rassegnò pronti a servir sua vendetta da quindicimila cavalli e sessantamila pedoni, con cencinquanta o dugento legni, tra di trasporto e di corso(262): macchina enorme di guerra, che non parrà esagerata riflettendo esser Carlo apparecchiato di già a grande impresa, e aiutato da mezza Italia, dalla Francia e dalla corte di Roma; e che pria della lotta tra principato e baronaggio, e dell'uso delle bande stanziali che ne seguì, gli eserciti d'Europa si poteano adunar numerosi poco meno ch'ai nostri tempi, con un sol bando a' baroni per la cavalleria, e poca moneta per lo scarso stipendio de' pedoni. Un cardinale armato di censure e di piena balìa; un re uso a vittoria, indurato nelle battaglie; un esercito grossissimo, ansioso di vendetta, assetato di preda; un bollor francese, un'astuzia di Roma, un furor d'offeso tiranno, tutte l'arti di guerra, tutte l'arti di regno a conquider l'isola ribelle, minacciando si raggrupparono sulla estrema punta d'Italia.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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