Dubbio altri opponea il successo dell'arme: grossa la città: presa d'assalto, metterebberla a sacco i ribaldi(270) del campo; e qual pro al monarca? Senza sangue certissimamente s'avrà per tedio o paura. A questo appigliossi Carlo, contro la sua natura feroce; perchè il vinse avarizia, e lusinga che Messina si lascerebbe prender sempre a lusinghe(271).
Perciò rimanendosi alla espugnazione dei posti più avvantaggiosi di fuori, il dì sei agosto movea possente stormo contro il monistero del Salvatore, chiave di quell'assedio, per tener la bocca del porto. Cento Messinesi il difendeano: i quali nè sbigottiti dal numero degli assalitori, nè scossi dal battito della prima affrontata, fieramente combattendo dalle soglie e da' muri, li ributtarono; tantochè Alaimo venia con freschi combattenti dalla città: e allora più aspra mescolandosi la battaglia, con morti ed onta si ritrasse alfine il Francese. A questa prima vittoria l'animo de' cittadini oltremodo si rinfrancò. Indi il dì otto, con pari fortuna fu combattuta maggior fazione al monte della Capperrina; il quale signoreggiando la città da libeccio, l'avea fortificato Alaimo di steccato e fosso e giusta guardia d'arcieri. Or avvenne ch'essi, come nuova milizia, quel dì a un rovescio di gragnuola e di pioggia spulezzaron da' posti; onde i Francesi e i Fiorentini, colto il tempo, pronti saliano per gli uliveti, e guadagnavan già l'erta. Seppelo Alaimo; comprese ch'a un altro istante era perduta Messina; e di tutto fiato si lanciò alla riscossa, traendo con sè il popolo: e urtò; e ripigliò il ridotto; e in faccia a' nemici affranti per molta strage, caduta già la notte, a lume di fiaccole risarcir fe' le barrate.
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