La notte del Campidoglio fu questa a Messina. S'eran gli ufici ordinati per tal modo nella cittā, che scritti in drappelli, dė e notte s'avvicendasser gli uomini a vegliare in scolte e poste; girassero in pattuglie le donne. Ritentando i Francesi a notte scura l'assalto della Capperrina, superati chetamente i ripari, abbattonsi in una delle donnesche guardie. Dina e Chiarenza, donnicciuole di cui l'istoria ingiusta ne tramanda appena il nome, salvaron allora la patria: e fu prima la Dina a gridare all'arme, scagliando insieme un masso che atterrō parecchi soldati; l'altra a martellare a stormo le campane: onde il romore si leva, si spande: "Alla Capperrina il nemico" altro il popol non sa, e nel buio, nel rovinio, non misura il periglio, sė il cerca. Sugli attoniti e delusi nemici piombō col suo fortissim'Alaimo; nč solamente rincacciolli, ma saltando fuor dal ridotto, borghesi i nostri e a pič, incalzavano fin sotto il padiglione di Carlo quei fanti vecchi spalleggiati da cavalli(272).
L'insperata virtų di codesti scontri miracol parve a' nemici, e a' nostri stessi: il che accrescea i miracoli veri e naturali. Donna in bianco paludamento sorvolar lunghesso le mura; stender soave un velo contro a' colpi, e ribatterli; innanti sue divine sembianze cascar l'animo agli assalitori; presi d'un ghiaccio volgersi in fuga; e saette inchiodarli, che il feritor non vedeasi; tribolato anco il campo di mortifera epidemia: tanto narravano i nemici soldati a' nostri, facendosi sotto le mura a parlamentare.
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