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      Donne cresciute in dilicatissimo vivere, d'ogni età, d'ogni taglia fur viste a gara sudar sotto il peso di pietre e calcina; e lì, tra il fioccar de' colpi, recarne a' lavoranti; girare per le mura dispensando pane e polenta, dissetandoli d'acqua, mescendo vini; e più di belle parole confortavanli: "Animo, cittadini! Nel nome della Beata Vergine, durate alle fatiche. Vi serbi alla patria Iddio. Egli il vede e difenderà Messina." In questo gli altri Siciliani, eludendo l'oste pe' tragetti de' monti, aiutavano la città di gente, d'armi, e di vittuaglie. Crebbe la virtù de' Messinesi con l'uopo e coi rischi, durò tutto l'assedio, e più valida ogni giorno rendea la difesa(274).
      Perseverando siffattamente i cittadini, e stando fermo Carlo nel disegno di ridurli senza battaglia, s'aprì una pratica per mezzo del cardinal Ghepardo, ch'entrovvi, richiedente o richiesto (varian su di ciò le istorie)(275), e carico certamente di clemenze del papa e del re; ma uom non era da maneggiarle con inganno. Il preso reggimento portò che i cittadini l'accogliessero con onori di principe, come legato del pontefice; onde fu condotto tra' plausi alla cattedrale; appresentategli le chiavi della città, e da Alaimo il baston del comando. Pregavanlo prendesse lo stato nel nome della santa romana Chiesa; desse un reggitore alla città; a questi pagherebbero i tributi debiti al sovrano; ma lungi, lungi i Francesi; dalla terra della Chiesa li scacciasse per Dio. A che Gherardo, secondo suoi mandati, rispondea: gravissime lor peccata; pure la Chiesa richiamarli con affetto di madre; a lui commesso di riconciliar Messina col suo re, e lietamente il farebbe; ma non parlasser di patti, che non n'è luogo tra sudditi e monarca; sperassero in Carlo, magnanimo, clemente, il quale perdonar saprebbe alla città, serbare i gastighi a' soli efferati omicidi; vano architettar altre pratiche; ubbidissero, e ne rimarrebber contenti.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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