Oh temete, temete la giustizia del Cristo! E tu riedi al tiranno angioino, per dirgli che nè lioni nè volpi mai più entreranno in Messina!" Allibito al minaccevole aspetto del popolo, frettoloso uscia Gherardo; scomunicata pria la città; e ingiunto a tutti chierici che in tre dì ne sgomberassero; ai rettori del comune, che in quaranta dì comparissero a corte del papa(277).
Tacqui d'una epistola di Martino, che Giachetto, il Villani, e la Storia della cospirazione portan come letta da Gherardo a' Messinesi, non riferita punto dagli scrittori degni di maggior fede, e zeppa d'ingiurie, fuor dal sonante stile della romana curia, da' concetti della bolla che deputava Gherardo, e dall'oprar tutto del papa e di Carlo in que' primi tempi. Fabbricata la giudico perciò da' detti autori, che mal intrecciano, com'altrove notai, queste istorie del vespro. Nè meglio regge l'altro supposto(278), che Gherardo suggerisse a Carlo d'assentir l'accordo con Messina, e violarlo, insignorito che fosse della città; perocchè s'ai Messinesi spiacque nel caldo di loro speranze la ripulsa del legato, ammirava tutta la Sicilia poi, com'afferma Speciale, quel suo onesto e franco negoziare; talchè se l'ebbe in rinomanza di santo(279).
Com'ei scornato e mesto fe' ritorno al campo, tanto furor prese i soldati, assetati della vasta preda della città, che, non aspettato comando, tumultuosi diero a stormeggiar le mura: e venner indi con più agevolezza respinti(280). Bella prova anco feano i nostri ne' minori ma ordinati assalti rinnovellati poscia ogni dì; perchè Carlo, vedendo che per sole minacce non si piegava la città agli accordi, volle farle sentir più viva la punta del coltello alla gola.
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