La somma č, che da religione e abborrimento di violenza straniera, le torme de' cavalli arabi piombaron su i Catalani, che li avanzavano d'arte e d'animo e li respinser indi con molta uccisione. Ma non bastavan essi nč ad espugnar Costantina, nč ad innoltrarsi altrimenti nel nimico paese(305).
Dopo questi fatti d'arme, nuov'arte, suggerita da Loria e dagli altri usciti italiani, divisava il re ad aggirar le genti sue; e insieme tener a bada il papa, che non vibrasse anzi tempo i suoi colpi; onestare appo gli altri potentati la meditata impresa; vincer le ultime dubbiezze in Sicilia. Chiamati i principali dello esercito, di loro assentimento inviō al papa con due galee Guglielmo di Castelnuovo e Pietro Queralto, che sponessero la sconfitta degli infedeli, e chiedessero i favori soliti in tali guerre: legato apostolico; bando della croce; protezion della Chiesa sulle terre del re e de' suoi in Ispagna; e le decime ecclesiastiche, raccolte giā e serbate. Queste grazie, ei pensava, consentite renderebbel sė forte da potersi scoprir senza pericolo, negate darebber pretesto a volgersi ad altra impresa(306). Ma gli oratori navigando d'Affrica a Montefiascone, ove papa Martino fuggiva il caldo della state, o i romori giā surti in Italia contro parte guelfa(307), approdarono, come se sforzati da' venti, in Palermo; mentre i baroni e i sindichi delle cittā ragunati a parlamento, in gravissima cura si travagliavano(308).
Nella chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio, bel monumento de' tempi normanni, ch'or addimandasi della Martorana, sedeva il parlamento costernato e ansioso per l'assedio di Messina, trovando scarsi tutti i partiti, e dall'uno correndo all'altro, com'avviene negli estremi pericoli.
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