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      E parlava alcun già da disperato di fuggir dalla misera patria, quando il Queralto, testè arrivato, appresentossi in parlamento a mostrare una via di salvezza: chiamassero al regno Pier d'Aragona, principe di gran mente, di gran valore, vicino con gente agguerrita, spalleggiato da indisputabili dritti alla corona. Messo questo partito dunque tra i consapevoli e gli sbigottiti, d'un subito fu vinto; deliberandosi d'offrire a Pietro la corona, a patto ch'osservasse tutte leggi, franchige, e costumi del tempo di Guglielmo il Buono, e soccorresse la Sicilia con le sue forze fino a scacciarne i nimici(309): del quale messaggio mandavansi apportatori in Affrica con lettere e pien mandato di tutte le siciliane città, Niccolò Coppola da Palermo e Pain Porcella catalano(310). Bartolomeo de Neocastro aggiugne fede alle sollecitazioni del re d'Aragona e alle disposizioni degli animi nel parlamento, col narrar semplicemente(311), che Giovanni Guercio cavaliere, il giudice Francesco Longobardo professor di dritto, e il giudice Rinaldo de' Limogi, inviati già prima da Messina a Palermo per trattar la chiamata di Pietro, avvenutisi in Palermo con gli oratori del re, speditamente il negozio ultimavano. Mentr'ei così scrive, il semplice Anonimo porta il Queralto approdato per caso in Palermo; e il cortigiano Speciale o favoleggia o simboleggia d'un vecchio ispirato, fattosi di repente nel costernato parlamento ad arringare. Ma niuno non vede che nè fortuito caso fu, nè miracolo questo meditato colpo di scena, sviluppo delle pratiche de' nostri ottimati con re Pietro.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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