Io vado innanti a tutta cristianità a confondere il superbo nostro nimico; a vendicare il mio nome nel giudizio di Dio. Perchè tutto io ho commesso alla fortuna per amor vostro, o Siciliani; e nome, e persona, e regno, e l'anima stessa. Nè men'incresce già, vedendo coronata l'impresa dall'onnipossente man del Signore; il nimico lungi di Sicilia; inseguito e prostrato in terraferma; ristorate le vostre leggi e franchige; voi crescenti a ricchezza, a gloria, e prosperità. Lasciovi una flotta vincitrice, capitani provati, fedeli ministri, la reina vostra e i nipoti di Manfredi. Questi giovanetti, la più cara parte delle mie viscere, io v'affido, o Siciliani, nè tremo per essi. Anzi, com'aspri e dubbi sono i casi della guerra, ecco novissima guarentigia a' vostri dritti: Alfonso avrassi alla mia morte Aragona, Catalogna e Valenza; Giacomo, secondo figliuol mio, mi succederà sul trono di Sicilia. La reina e Giacomo terranno finch'io sia lungi le veci di re. E voi docili serbatevi al paternale impero; forti contro i nimici, e sordi alle insidie di chi cerca novità per vendervi ad essi." Poi volto ad Alaimo: "Sian tuoi figli, disse, la mia consorte, i miei figli! e voi qual padre onoratelo(399)." Assentiva il parlamento la successione di Giacomo, proposta forse dal re, perchè il parlamento e la nazione voleanla; non soffrendo che l'antico reame ridivenisse provincia d'altro più lontano, e ubbidisse a gente straniera. Così riparato alla principal cagione di scontento, volle anche rafforzarsi della virtù e gloria di Alaimo.
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