S'arrese poi a Manfredi Lancia il castello: Malta e il Gozzo presentaron Ruggiero di munizioni, gioielli, moneta. Egli, approdato a Siracusa, fa cavalcar corrieri per tutta l'isola col nunzio della vittoria; spaccialo con un legno al re in Aragona. Tornasi indi a Messina, strascinando a ritroso le navi cattivate, e le nimiche bandiere, e tanto stuol di prigioni; de' quali la reina mandava a Piero in Ispagna dodici cavalieri; i gregari fea lavorar nell'arsenale di Messina e al risarcimento delle mura; fu chiuso in carcere Nicoloso de Riso, perdonandogli la pia regina quella morte ch'ei ben meritava per le portate armi contro la patria(432). Ma l'ammiraglio non posando a pascersi di lodi in corte, di plausi e festeggiamenti in città; e volendo trarre del tutto a' nemici la voglia di venir sopra l'isola, rifornita in pochi giorni la flotta, spingeasi lungo le costiere di Calabria e Principato; presentandosi minaccioso infino allo stesso porto di Napoli. Il presidio fe' prova a rispingerlo saettando; ed ei, messi all'opra i suoi balestrieri, spazzò la riva. Allora fa appiccar fuoco a navi, attrezzi e munizioni navali, accatastati nel porto: passa indi a Capri e ad Ischia; prende d'assalto quelle deboli castella; e pieno di preda, torna in Sicilia a svernare(433).
Intanto i due re in ponente menavano gran rumore per lo duello, del quale è bene i particolari tutti narrare. Ad ovviarlo s'era adoprato papa Martino, solo in questo moderato e pio tra tanta intemperanza d'ira: di che ci restano irrefragabili documenti, e distruggono una fola di Giachetto e del Villani, che favoleggiaron pattuito innanzi Martino il combattimento; posta premio al vincitore la corona di Sicilia; Pietro, per la diffalta a quella tenzone, scomunicato e spoglio del regno(434). Tutto al contrario, il papa indirizzò a Carlo una grave epistola il dì cinque febbraio dell'ottantatrè. Severo assai perchè assai l'amava (così scriveagli), il riprenderebbe di quegli stolti patti, di quelle disoneste imprecazioni stipulate nei diplomi, di quella, non prova di ragione, ma di vanità e ferocia.
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