Ai suoi campioni, già pronti e venuti presso i confini, comanda che ciascun resti là dove abbia saputo prima il sopruso degli avversari. Spaccia Gilberto Cruyllas al siniscalco del re d'Inghilterra, a domandarlo di sicurare il campo; e gli fa cavalcar appresso un nuovo messaggio ogni dì, per aver frequenti avvisi, e render solita per quelle strade la vista d'uomini del re d'Aragona. Ei co' tre fidatissimi cavalieri, Blasco Alagona, Berengario Pietratallada e Corrado Lancia, cavalcò senz'altra brigata con Domenico Figuera da Saragozza, mercatante di cavalli, usato a trafficare in Guascogna, pratichissimo de' luoghi; dal quale volle sagramenti terribili del segreto; nè altri in corte seppe questo viaggio, non lo stesso infante Alfonso. Armossi il re d'un giaco di maglia sotto i panni, d'una celata sotto il berretto, s'avvolse in un vecchio mantello azzurro, prese in mano una zagaglia, la valigia sul caval suo per parer famigliare del mercatante; e gli altri più poveramente si vestian da mozzi; il Figuera in onorevole arredo e sembianza; li maltrattava, albergava solo; servialo a mensa il re, e gli dava acqua alle mani. Così prendeano la via di Tarragona, montati su veloci palafreni, mutandoli di posta in posta; così richiesti ai passi, rispose il mercatante che con que' famigliari andasse per sue faccende; e, deluse le insidie, il dì trentuno maggio a nona si trovarono sotto Bordeaux.
Incontanente il re manda a città Berengario, figliuolo del Cruyllas, chè trovato segretamente costui, venir facesse fuor le mura il siniscalco inglese Giovanni di Greilly, con dir che un cavaliere amico suo il dovea richiedere d'alto affare, e sì menasse un notaio.
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