Le trame di Gualtiero distratte, la sconfitta di Malta, l'audace correria del nostro ammiraglio, sforzarono il principe di Salerno a rimetter pure l'impresa all'anno appresso; mentr'egli, allestite in Brindisi altre galee e teride, già col conte d'Artois da un dì all'altro pensava imbarcarsi(446). Indi con quell'adoprar attivo e solerte, ch'è pur dote de' mediocri, ma gli effetti il distinguono dal valor vero, questo Carlo che, degenere dal padre, in sua vita molto si arrabbattò e nulla mai fece, preparò grandi macchine e videle ruinare a un soffio, or tutto inteso al passaggio di Sicilia dell'anno vegnente, la prima cosa perdè l'intento ch'avea sudato a procacciare testè con le riforme e promesse a' sudditi. Perchè non dismettea le antiche gravezze, le esacerbava anzi con francarne i Provenzali(447) e altri stranieri; ridomandava imprestiti ai comuni di terraferma; nè facea senno all'aperto niego di quelli(448). Errò ancora a credere i popoli bambini troppo, quando appresentatisi al papa i deputati delle province per la promessa riforma dei tributi, Martino, che giocava d'accordo con Carlo, diessi a pretestare memorie incerte, necessità di una sottile esamina, e questa commise al cardinal Gherardo, legato a Napoli(449); tanto più affrettandolo per lettere quanto più bramava mandar la cosa a dilungo. Perciò nel reame di Napoli gli umori desti dalla siciliana rivoluzione e da' travagli che durava casa d'Angiò, e anco dalle benevole dimostrazioni di casa d'Aragona, tornavano ad agitarsi.
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