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      Sommarono a cencinquanta o dugento i legni grossi. Carlo si pose alla Catona con parte dell'oste; il grosso lasciò a campo a Reggio: presala, e come no? si passerebbe in Sicilia(500).
      E Reggio, debol di sito e di mura, tenne inopinatamente, per la virtù di Guglielmo de Ponti catalano, e d'un picciol presidio di Catalani e Siciliani, nel quale si noveravan Messinesi trecento. Sostennero i nostri ogni più duro assalto; e la vigilanza alle guardie faticosissima ai pochi: e con fino saettar dalle mura scemavano gli assedianti, gente vendereccia o venuta a forza, odiante forse il vecchio re cui la fortuna volgeva le spalle, e mormorante per la penuria delle vittuaglie, non provvedute abbastanza dal principe di Salerno, e scarsissime d'altronde quell'anno per tutta Calabria(501). Indi a rinfrancarsi i Messinesi dopo il primo terrore(502). Indi a sgomenarsi in un attimo, nelle maestre mani di Carlo, la mal costrutta macchina di questa guerra. Tra il sì e il no di valicare lo stretto(503), Carlo aspettò alla Catona infino allo scorcio di luglio(504); e vedendo che l'assedio di Reggio era niente, corse a incalzarlo egli stesso; e il quattro agosto passò oltre ad Amendolia; il cinque alle spiagge di Bruzzano: e facea venir vittuaglie e stromenti da guerra, e par che quivi aspettasse l'esito di qualche tradimento in Sicilia(505), e disegnasse qualche altro assalto su la costa orientale dell'isola(506). Perchè tentando anco l'esca delle concessioni, forse per chiesta de' Siciliani con cui praticava, creò vicario generale in Sicilia con pien potere il conte Roberto d'Artois, fidando in esso, dice il diploma, come nella sua persona medesima, e dandogli di poter dispensare perdoni e guarentigie, che il re ad occhi chiusi confermerebbe: e pensava mandarlo in Sicilia con un grosso di genti(507). Questo disegno non fu recato ad effetto.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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