A mezzodì, splendendo in Messina un bel sereno, di nuovo si scaricarono le procelle su' lidi opposti; che parea, dice il Neocastro, ch'anco il cielo e 'l mare scacciassero gli stranieri(515). Ma più degna è di nota la virtù di Ramondo Marquet catalano, vice ammiraglio d'Aragona. Costui, mandato dal re con quattordici galee, quando si seppero in Catalogna i novelli apparecchiamenti del nemico, navigava nel mar di Milazzo. Vistol da terra, un Villaraut cavalier catalano comandante di quella città, spiccasi ansioso sur una barchetta a dirgli dell'enorme flotta nimica ingombrante lo stretto; e Ramondo a lui: "Comandommi il re di condur queste navi a Messina; innanzi ad umana forza non volterò:" e seguitava il suo corso. Villaraut ne spacciò tosto avviso all'infante. E lo stuol delle navi nostre, gareggiando coi pro' Catalani, escì di Messina a incontrarli infino a torre di Faro. Entrambi in faccia al nimico, non molestati, si ridussero in porto(516).
Dopo questi fatti non tardò Carlo a sgombrare; e scorgendo ciò i nostri, davansi a molestarlo, come già nell'ottantadue, mettendo in mare, tra catalane e di Sicilia, cinquantaquattro galee. Le quali come fur pronte, Ruggier Loria, convocati in piazza di San Giovanni Gerosolimitano comiti e ciurme e le altre genti, fatto grande silenzio per la riverenza dell'uomo, così parlò: "Ecco la seconda fuga dell'usurpatore di Napoli! Vedete confusi in quel navilio, Provenzali da noi in mare sconfitti due volte; Francesi inesperti; e, diversi ben di costumi e di voglie, Toscani e Lombardi stipendiati, regnicoli disaffetti: italica gente tutta, che di noi ricorda i renduti prigioni, il mite adoprare in guerra, e, perchè no? la cacciata stessa di quegli stranieri insolenti.
| |
Messina Neocastro Ramondo Marquet Aragona Catalogna Milazzo Villaraut Ramondo Messina Catalani Messina Faro Carlo Sicilia Ruggier Loria San Giovanni Gerosolimitano Napoli Provenzali Francesi Toscani Lombardi Villaraut
|