Abbattutosi con le guardie ch'eran deste, ne uccide quattro costui, ucciso è dalle rimagnenti; ma pochi altri Messinesi seguendolo schiudean le porte; ondechè fu messa la terra a sacco, con assai più sangue che a Nicotra. La notte appresso, spintosi infino a Castrovillari, quindici miglia entro terra, se n'insignorisce l'ammiraglio; e nel tornarsi alle navi, anco di Cerchiaro e Cassano; e rientrato in nave, assaltò Cotrone. Fe' vela indi per Sicilia; lasciando il re che in fretta riconducea in Puglia navilio ed esercito.
Dal canto del Tirreno peggio precipitaron gli eventi. Matteo Fortuna, condottier di due mila almugaveri, impavido era rimaso tutta la state nelle occupate terre di Basilicata; che non si crederebbe, ma forse Carlo, per troppa fretta del passaggio in Sicilia, lo sprezzò. Costui inanimito agli esempi dell'ammiraglio, una piovosa notte, d'un sol colpo guadagnava Morano, terra e castello; e poscia Montalto, Regina, Rende, Laino, Rotonda, Castelluccio, Lauria, Lagonegro, e altre terre in val di Crati e Basilicata. Eran le armi del re fuggitive e lontane; per contrario, presente nei popoli l'esempio di Nicotra, vivi gli umori di ribellione; ed ivano attorno con molti altri eccitando gli uomini di maggior seguito, due frati calabresi della famiglia dei Lattari: talchè tutti alla nuova dominazione si volser gli animi; fecersi occultamente le bandiere con le insegne di Sicilia; e un soffio a' Calabresi bastava a chiarirsi. Il fe' Tropea, mossa da due frati; e Strongoli, Martorano, Nicastro, Mesiano, Squillaci.
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