Adirossene il papa; rispose a Filippo il nove gennaio dell'ottantaquattro, chiamando scandalosa l'inchiesta delle annate dei beneficî; orribile a udirsi quella delle concessioni nel caso che il parlamento sconsigliasse; assurda l'altra delle decime in tutta cristianità; e in bel modo rimproverò Filippo e il parlamento di mala fede, d'incostanza, d'ignavia, d'abbandonar la santa sede e la casa d'Angiò, di macchiare il nome francese e dar argomento alle lingue de' suoi nemici. Ma, come fa chi ha maggior voglia, cominciò a piegarsi alle stesse inchieste di cui lagnavasi(578); mandò al legato, in tante lettere diverse, l'assentimento alle varie condizioni; e gli commise che persistendo il re, gli cedesse(579). Queste concessioni e le arti del legato conseguiron l'intento.
Chiamati in Parigi i prelati e i baroni, il venti febbraio milledugentottantaquattro, il re lor significava le ultime negoziazioni; e metteva il partito della guerra. Presero tempo d'un giorno a deliberare, di tre a rispondere; e il dì ventuno assai per tempo adunavansi nel palagio reale; divisi in due sale i prelati da' baroni, e assente il re. Il legato che non era lontano nè si rimase a man giunte, fingea poi gran maraviglia della ispirazione per cui virtù le due camere, lontane e ignare de' procedimenti l'una dell'altra, deliberassero la guerra in un medesimo istante. La camera de' baroni mandò prima il messaggio a' prelati; il legato non tardò a far venire il re co' suoi cortigiani; e il medesimo giorno in pien parlamento, innanzi a gran moltitudine l'arcivescovo di Bourges e Simone de Nigel annunziavano a Filippo la deliberazione; Filippo ringraziava, e assentiva l'impresa: il giorno appresso, convocato di nuovo il parlamento, fe' intender la scelta fermata in persona di Carlo di Valois, suo secondo figliuolo(580). Giurò per costui il padre; il cardinale conferì al fanciullo l'investitura de' regni d'Aragona e Valenza e del contado di Barcellona(581) con istrano rito di porgli in capo un cappello; onde, perchè la terra poi non ebbe, re del cappello il motteggiavano(582). Ratificò il papa a dì primo marzo; die' la bolla di concessione in buona forma il tre maggio(583). Lo stesso giorno trasferisce al cardinal di Santa Cecilia piena autorità in Francia, Navarra, Aragona, Valenza, Maiorca, e tutt'altre province ov'era intendimento di levar genti, o portar la guerra; concede per quattro anni le decime dei beni ecclesiastici nel reame di Francia, e nelle province del Viennese, Lione, Liege, Metz, Verdun, Toul, Besançon, Tarantaise, Embrun; e fino in città appartenenti allo impero e altre lontane contrade(584). Indi commette al legato di predicar la croce; accorda le indulgenze come in guerra di luoghi santi(585); e oltre le decime, anco i legati pii(586), e un prestito su le somme già raccolte per l'impresa di Gerusalemme, e altri favori che il re domandava, uno dei quali era richiesto da' baroni, dichiarando tenuti i crociati a pagar loro le taglie e prestazioni solite(587). Ebbe anche le decime ecclesiastiche ne' suoi dominî Giacomo re di Maiorca e conte del Rossiglione, fratello di re Pietro.
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