Pagina (257/912)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Il mare stesso non era più sicuro ai nemici, poichè le undici galee di Barcellona, disperatamente investite venticinque delle francesi, rotto aveanle e prese(627); e indi i privati corsali, inanimiti, uscivan in maggior numero a tentar la fortuna(628).
      Allor Pietro manda intorno la grida della misera condizione dell'oste, e ch'uno sforzo la metterebbe al nulla: fa bandir da Alfonso la levata in arme in Aragona: ei stesso chiamavi i Catalani; da tutti con maggiore alacrità ubbidito, come portava la rivoltata fortuna. Cavalca indi al santuario di santa Maria di Monserrato, famosissimo per tutta Spagna: passavi una intera notte a pregare all'altar della Vergine: e la dimane uscendo la prima volta in campo, come se avvalorato dal Cielo, conduce cinquecento cavalli e cinquemila fanti dritto a Girona; e con quel pugno di gente, in faccia al nimico volteggiò, senz'altro schermo che le acque del Tar. Poggia indi al vicin monte di Tudela; e, abbandonatolo per non parergli opportuno, movea alla volta di Besalu, quando con poche forze trovossi in una terribile zuffa(629).
      Solo con dodici cavalli, uscito di schiera e di via, la notte innanzi il quindici agosto, andava a dar dritto in una torma di cinquecento cavalli francesi; se non che una parte de' suoi uomini d'arme e poche centinaia d'almugaveri, che lui smarrito cercavano, s'accorsero de' nimici. Senz'arnese il re cavalcava. Ma come di qua, di là correr vede e venirsi alle mani, sprona nel mezzo, e grandissime prove fe' della sua persona.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





Barcellona Pietro Alfonso Aragona Catalani Maria Monserrato Spagna Vergine Cielo Girona Tar Tudela Besalu