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      Un lietissimo grido misero le ciurme siciliane al vedere il re; che montò su le galee, soppravvide ogni cosa, e si strinse a consiglio con Ruggier Loria. Questi, posato tre dì, sciolse pel golfo di Roses(631): e mandonne avviso all'armatetta catalana, che era uscita assai prima a ritrovar briga in quei mari, e le dava caccia la flotta francese.
      Menomata dalla mortalità delle genti, e ignara del tutto della sorvenuta armata di Sicilia, la francese avvennesi in lei agli scogli delle Formiche, sotto il capo di San Sebastiano; e Loria la scoperse senza essere riconosciuto da quella: nè altro aspettò, ma spiccata una punta delle sue galee a tramettersi in mezzo la terra e 'l nimico, ei l'investe di fuori col grosso del navilio; ordinate molte fiaccole per ogni galea, perchè non si desser d'urto tra loro, e spaventassero il nimico con la paruta di maggior numero. Ed ecco entrati a gitto di balestra, d'un subito accendon le fiaccole i nostri, levano il grido "Sicilia, Aragona, Maria delle Scale di Messina;" e l'ammiraglio con la prora urta di costa sì fieramente una galea provenzale, che ribaltandola, da cinque o sei uomini in fuori, tutta la gente sbalzò in mare. Poco ressero gli sprovveduti a tal furia d'assalto. Dodici galee scamparono, contraffacendo i segnali de' fuochi e il motto Aragona e Sicilia; delle altre, qual fu presa, qual diè in secco; restando compiuta la vittoria a' nostri. In questi fatti a un di presso accordansi tutti gli istorici del tempo, con qualche divario nel numero delle navi e negli ordini della battaglia.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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