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      Ma le espresse parole degli uni, lo stesso silenzio degli altri, e i fatti seguenti dan fuori ogni dubbio che l'armata siciliana distruggesse quella notte il nerbo delle forze marittime di Francia. Meglio che cinquemila tra Provenzali e Francesi caddero in questo abbattimento delli scogli delle Formiche; e furono pur più felici de' prigioni, per la spietata rabbia che portavano i tempi, e l'accanimento tra Spagnuoli e Francesi. Prendendo a scernere i cattivi, Ruggier Loria ne tolse cinquanta cavalieri di paraggio, che potean pagare grosso riscatto; gli altri mandò in Barcellona a Pietro: e questi fa legare a una gomena trecento feriti, accomandare il capo della gomena a una galea; e la galea vogò allora, trasse dietro a sè la funata de' prigioni, e consumò l'orrendo supplizio, a veggente di chi veder volesse, scrive freddo il d'Esclot. Dugentosessanta non feriti fur tutti accecati, d'uno all'infuori al quale re Pietro fe' cavare un sol occhio perchè guidasse la brigata a Filippo; infermo dell'epidemia, straziato dallo sterminio che la morte in tante orrende guise facea del suo popolo(632).
      Ruggier Loria entro pochi giorni spazzò il rimagnente della flotta nemica, mandate le galee catalane a raccorre quante reliquie se ne ritrovavano a Palamos e a San Filippo; ed ei difilandosi al golfo di Roses, bruciò e prese venticinque più navi; e ponendo a terra, stormeggiò il castello per impadronirsi delle molte vittuaglie serbatevi(633). Raro esempio in quell'età di sostenersi da fanti ignudi lo scontro di grave cavalleria, intervenne allo sbarco di Roses.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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