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      Accesi di vendetta montano i Siciliani all'assalto; trafiggon di lancia il signore, figliuolo di quel Frangipane che vendè Corradino a re Carlo; fan macello de' suoi; nè s'appagano che non mettan fuoco alla terra. Diedero il guasto tornando, ai liti di Castellammare, Sorrento, Positano, Amalfi; e ridussonsi in Palermo. L'altra armatetta con eguale onore e guadagno rediva nello stesso tempo a svernare a Messina. Uscita n'era il ventidue giugno alla volta del capo delle Colonne; donde scorse per Cotrone, Taranto, Gallipoli, predando i legni nimici, senza toccar gli altri che con Venezia mercatavano. Indi presentò battaglia a Brindisi; e aspettate tre dì le nimiche galee, che per niuna provocazione non uscian dalla catena del porto, navigò sopra Corfù a trovare un avanzo de' preparamenti di Carlo alla guerra di Grecia. Quivi smontate le nostre ciurme, affrontaronsi con una banda di mercenari francesi; e rottala, posero a sacco la terra; e di lì inaspettati ripiombavano sulle costiere di Puglia, pria di ricorsi a Messina. In tal modo dall'Adriatico, dal Tirreno le forze navali siciliane affliggeano il reame poco innanti conservo, i cui legni da battaglia s'ascondeano ne' porti, ai mercatanteschi erano tronchi i commerci, ville e città sulla costiera piangeano gli stermini della guerra(677).
      Giacomo bruttò questi allori con un esempio di crudele paura. Vedea serpeggiar anco qua e là umori di scontento; seppe Alaimo di Lentini presso a ottener da re Alfonso la libertà sua e de' nipoti; e a spegnerlo s'affrettò. Manda a questo in Catalogna Bertrando de Cannellis catalano, che in Maiorca avvennesi con Adenolfo di Mineo, sciolto poc'anzi dal carcere.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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