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      E spargendosi l'allarme tutto all'intorno, si sgombravan gli armenti, si abbandonavano i campi, si riducean gli abitatori a' luoghi più forti, con proponimento d'ostinata difesa(683).
      Giacomo n'ebbe avviso in Messina, ove sedea per l'opportunità della guerra, ma in ozio, o ingannato da' rapportatori che davan queto al tutto il nimico. Bella ammenda ne fece. Chiama incontanente alle armi i feudatari e le città de' contorni; comanda per tutta l'isola di metter in mare le galee; a ciò parlamenta egli stesso i Messinesi, appellandoli popol suo, suo, ripigliava, sol per cittadinanza e amistà; e a Loria come figliuolo al padre si accomandò. Il quale, tornato poc'anzi di corseggiare coi Catalani sulle costiere di Francia e far ossequio ad Alfonso nel suo coronamento a Saragozza, ridivenuto grande nei pericoli, correa a Messina ad armare le navi, con tutto il popolo generoso, che a gara aiutando fervea nell'opra; senza prender, altrove che nell'arsenale, scarso cibo e riposo; infiammato dall'ammiraglio con lodi, carezze, ed esempio di stender ei stesso la mano a' lavori. E in questi sudava Ruggiero una notte, affumicato, sbracciato, in farsetto, quando alcun famigliare di corte gli susurrò, che stando il re coi suoi più fidati a trattare i disegni della guerra, suggerito avesser costoro dar lo scambio all'ammiraglio, pien di tanta iattanza, ma rattiepidito, fors'anco mal fido. Onde Ruggiero, così com'era, montato in palagio, dinanzi al re proruppe a rimbrottar gli avversari, poltroneggianti nelle sale della reggia mentr'ei correva i mari, affrontava nimici e tempeste, assicurava i lor ozi con tante vittorie: e voltosi a Giacomo, rassegnò il comando.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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