Perchè stando gl'Inglesi con Francia in pace sospettosa e mal ferma, Eduardo, veggente assai nelle cose di stato, temea non s'aggrandisse quel reame con l'impresa d'Aragona; e, a torne cagione, procacciava in sembianze amichevoli la liberazione di Carlo lo Zoppo e la pace. A ciò mosse le raccontate pratiche al tempo di re Pietro(692). A ciò, dicendo muoversi ai preghi de' figliuoli di Carlo e degli ottimati di Provenza, divisava un congresso a Bordeaux con gli oratori di Aragona, Francia, Castiglia, Maiorca, e i legati di Roma(693): e ito a Parigi a dì venticinque luglio dell'ottantasei, fermò tra Francia e Aragona una tregua(694), non potendo la pace; perch'era durissimo a sciorre tal nodo. Giacomo, afforzandosi ne' preliminari assentitigli in Cefalù dallo stesso Carlo, chiedeva, oltre il parentado con lui, la Sicilia, la diocesi di Reggio, e il tributo di Tunisi: la corte di Roma, pugnando pe' reali d'Angiò più ostinatamente ch'essi medesimi non bramavano, rivolea la Sicilia a ogni modo: Alfonso per interessi di famiglia e di nazione tenea al fratello: induravano il re di Francia la romana corte e il Valois. Eduardo dunque, poichè non seppe spuntar di suoi propositi il pontefice che nulla temea, si volse ad Alfonso, imbrigliato assai strettamente dalle corti d'Aragona e di Catalogna, ch'erano impazienti di tal cumulo di danni per interesse non proprio, e le turbava il novello romoreggiar delle armi francesi in Rossiglione. Alfonso tentennò: poi a poco a poco, tirato da Eduardo, cominciò ad abbandonare il fratello, in un accordo fermato ad Oleron in Bearn.
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