Arrendeansi indi a' nostri Amantea, Fiume Freddo, Castel di Paola, Fuscaldo; resistean le rocche di Castel Belvedere e San Gineto, tenute entrambe da Ruggiero San Gineto, assecurandole il forte sito e la virtù del signore, e anco della moglie, la quale con virile animo fu vista sugli spaldi di San Gineto inanimire il presidio, e di sua mano piombar sassi sulle teste de' nostri, che con l'audacia di tante vittorie stormeggiavano il castello. Giacomo, lasciata Belvedere, strinse duramente quest'altra fortezza, impaziente di seguire il corso delle sue vittorie, e adirato contro Ruggiero, che caduto già una volta prigione dei nostri nel frequente scaramucciar di Calabria, avea promesso di risegnare il castello, dando statichi due figliuoli, ed or negava i patti e si difendea con tanto valore(696).
Quivi un miserando caso attristò que' medesimi animi infelloniti nelle ostinate lotte dell'assalto e della difesa. Era il castello presso ad arrendersi per diffalta d'acqua, quando una inaspettata speranza di pioggia tanto il rinfrancò, che tornando alle offese, fu tolta di mira coi mangani la tenda stessa di Giacomo. L'ammiraglio a questo, rompendo ai soliti trapassi d'ira cieca e spietata, fa drizzare co' remi un palco dinanzi la tenda; fa legarvi i due figliuoli, avvertito e veggente Ruggiero. Il seppe la madre, e con dolor disperato, corse alle mura, pregò i suoi, pregò i nemici, scongiurò ora il re di Sicilia, ora il feroce consorte: e i combattenti arrestavan la mano da' colpi, lacrimosi guardando tutti Ruggier San Gineto.
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