I guelfi di Genova per vero posponendo, come fanno i faziosi, l'interesse pubblico alle passioni di parte, s'erano indettati con l'Angioino; e privati corsali, in sembianza di far prede su i Pisani, stendean la mano contro i Catalani che con essi navigavano(739); e la interruzione de' commerci tra Genova e Sicilia, avvenuta in questo tempo, mostrava i pericoli della guerra, che l'acume mercantile conosce sì da lungi. Ma come dopo que' sospetti giunse a Messina un vago romore d'armata allestita in Genova, galee già uscite in corso, prese fatte ne mari di Lilibeo; tutta la Sicilia sen commosse: e rammaricava l'assenza dell'Ammiraglio, inebbriato in Catalogna presso il re(740) a comparir primo a corte, cavalcare con grande stuol di clienti, abbattere ne' tornei le più forti lance di Spagna(741). E Federigo, o quegli esperti consiglieri rimasi con esso alla siciliana corte, seppero antivenir questa guerra. Mandano a Genova un oratore, affidato in pubblico a salde ragioni, in segreto alla riputazion dei Doria e Spinola e di tutta parte ghibellina. Il quale nei consigli del comune tornò a mente l'antica amistà con Aragona, con Sicilia; le enormezze della ambizione e avarizia di casa d'Angiò contro Genova: or, mutando gli amici co' nemici, non credesser pure soggiogar l'isola a un tratto, nè provocar questa guerra senza rovina de' loro commerci; e pensasser alle avverse bandiere di Venezia e Pisa, che potrebber trovare nuovi compagni. Soverchiata da cotesti evidenti interessi della repubblica ogni briga papale, e venuti allo stesso effetto altri legati del re d'Aragona, si vinse il partito, che rafferma la amistà con Giacomo, si restasse il comune da ogni atto ostile a Sicilia; non fosse lecito a privati armarsi contr'essa sotto quantunque colore(742). Per lealtà, e riguardo all'ammiraglio di Sicilia, sì pronto alle vendette, l'anno appresso gli fu resa incontanente una nave carica di grano per Pisa, predata da mercatanti genovesi, con quel pretesto della cerca di merci pisane: e aggiungevi il comune, indennità di lire duemiladugento, ambasciadori a Federigo, che lui e Ruggiero sincerasser della fede genovese.
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