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      E vergognosa conseguenza ne fu l'altro patto, che resistendo i Siciliani, ei s'adoprerebbe con la forza a domarli(767). Assentiti questi accordi, largheggiò Celestino a re Carlo per la difesa del suo reame e 'l racquisto dell'isola, le decime ecclesiastiche delle province francesi per quattro anni, e per un anno quelle d'Inghilterra e d'altre regioni di là dai mari. Poco stante chiamò Giacomo stesso ad Ischia: scrissegli apponendo a grave peccato, per cagion di parentela, il matrimonio con la Isabella di Castiglia; e comandavagli che fuggisse quelle nozze per menar una figliuola di re Carlo, a lui congiunta ancora di sangue(768). A tai scandali ne venne il pio Celestino; nè pur fu destro a servirsene, perchè prese termine sì lungo all'affare di Sicilia, e non assicurò punto la sommissione de' popoli, non compose del tutto le differenze tra Francia e Aragona(769); onde il trattato a nulla tornava.
      Questo inchinò Carlo alle ambizioni di Benedetto Gaetani da Anagni, salito in riputazione da avvocato nella curia papale, fatto indi notaio del papa, e cardinale; uom procacciante, superbo, capacissimo nelle civili faccende il quale poc'anzi a Perugia era venuto ad aspre parole col re, ed or guadagnosselo con dirgli preciso; che Celestino avea voluto e non saputo aiutar casa d'Angiò; ei vorrebbe, e potrebbe, e saprebbe. E a Celestino gravava il papato, per coscienza e per sentirne mormorare ogni dì i cardinali; onde il tranellarono al rifiuto; e perfin si legge che 'l Gaetani grossolanamente fingesse al semplice romito chiuso nella sua stanza, voce del Cielo che gl'imperava spogliarsi il gran manto.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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