A questo medesimo effetto con molto studio vietaronsi i giochi di sorte, non di destrezza; e si commendaron que' d'esercizio nelle armi(839). Allo zelo di religione e morale, ch'appar da cotali ordinamenti, s'aggiunse un particolare statuto contro la usurpazione de' beni ecclesiastici; un divieto di portar armi, ferro, o legname a paesi d'infedeli; ma si pagò il tributo a' tempi con lasciar salva alla santa sede la riforma; e non si dice sol delle leggi per le quali poteano vedersi incerti i limiti tra il sacerdozio e l'impero(840). Su questi capitoli di Piazza, perchè essi contengono più numero di sanzioni penali che niun degli altri anteriori di Federigo stesso o di Giacomo, noteremo, ch'eccetto il sommo supplizio contro i maestri di veleni e malie, le pene son pecuniarie o di privazione; poche di carcere a tempo; e pei giochi vietati s'aggiungono in un caso le battiture. Riserbossi il principe di gastigare ad arbitrio alcuni abusi degli uficiali, e dichiarar secondo i casi la qualità del carcere detto dinanzi(841). Talchè possiamo anco dir mite e non troppo disuguale il penal sistema che si tenne di mira.
In questo tempo, reggendosi sempre Ischia per noi, Pier Salvacoscia con cinque galee vi combattè bella fazione, assalito da nove teride smisurate, zeppe di armati, che i Napolitani mandavano a acquistar l'isoletta, vergognanti del tributo ch'indi si levava su i vini navigati per lo golfo. Appiccata la zuffa senza curare il disugual numero, vinsero i nostri; ogni galea cattivò una terida; fuggendo le quattro rimagnenti, i cui capitani re Cario fe' mettere a morte, uscito questa fiata dall'indole sua dolce(842): e come disperando delle armi, cavalcò per Roma a ripregar Bonifazio.
| |
Piazza Federigo Giacomo Ischia Pier Salvacoscia Napolitani Cario Roma Bonifazio
|