Tornò dunque Federigo in Sicilia a munir castella e ordinar forze terrestri. Giacomo, di Roma andò in Napoli con la flotta; e dopo lunghi consigli, affrettandosi tanto che non aspettò stagione, fe' vela sopra Sicilia a ventiquattro agosto del novantotto(871), con gran podere di navi e di genti(872); seguendolo non guari dopo, Roberto duca di Calabria, erede della corona di Napoli; e portando con loro, come usato stromento di guerra, un legato della corte di Roma, che fu il cardinale Landolfo Volta(873).
Messe in terra le genti vicino Patti, drizzata quivi la flotta, occupava Giacomo l'indifesa città il dì primo settembre: e principiò da questa banda l'impresa di Sicilia, per consiglio di Ruggiero, ch'ebbevi già molte castella, ed or, agognandone il racquisto, il procacciava con dir più agevole in quelle regioni per le sue molte clientele lo effetto delle armi. E in vero i collegati fondarono assai su le pratiche, aiutandole con la scena, niente spiacevole a Bonifazio, del rendersi la Sicilia non a casa d'Angiò, ma alla romana corte, di cui Giacomo si nominava capitan generale, ed esercitò con tal sembianza atti d'autorità, che avrebbero dovuto svegliare a gelosia la corte di Napoli, s'ella fosse stata in tali condizioni da potersi risentir delle usurpazioni de' suoi alleati, dalle quali tornavale immediato comodo(874), S'aggiunse a questo la riputazione de' capitani; quando insieme col nome di Loria, suonava quel di Giacomo, principe non caro all'universale in Sicilia, ma intimo con parecchi baroni, riverito da molti per consuetudine a obbedirlo, e ridottato da' più per arti di regno e valore in guerra.
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