Ripassa in Calabria a tor le milizie del reame di Napoli, raccolte a Nicotra(913); le traghetta in Sicilia; e adunati i primi dell'oste, con Roberto e Filippo, apertamente lor dice: aver compiuto le promesse al sommo pontefice, abbattuto le forze della Sicilia; ora veder sì gagliardo l'esercito angioino, che Roberto con l'ammiraglio agevolmente fornirebber l'impresa; quanto a sè, necessità lo stringea di tornarsi in Catalogna. Il che forse non spiacque a Roberto, bramoso di gloria. Il re d'Aragona dunque, da pratico mercatante di guerra, fa il cambio de prigioni siciliani coi suoi dell'altra stagione; que' che gli soverchiano, lascia a Roberto; e sì le castella occupate, e molti suoi guerrieri di nome; ed ei, con Filippo principe di Taranto, fe' vela per Salerno(914). Invano re Carlo volle ingaggiarlo a restare, decretandogli ricca pensione sulla tratta de' grani di Sicilia, a misura che l'isola si racquistasse(915); invano accordò privilegi commerciali ai mercatanti catalani con lusinghevoli parole(916); inflessibil trovò sempre il re d'Aragona, che il vedea affogare tra' debiti, e tardavagli svilupparsi da lui. Tolta di Salerno la sposa e l'afflitta madre, andò Giacomo a Napoli; ove freddamente accolto dal re, fece breve soggiorno, e ripartì per Ispagna, scontento di tutti, scontento di sè, lacerato da' novelli amici che abbandonava, nè maledetto manco da Federigo e da' Siciliani. In vero fu manifesto che il re d'Aragona, incalzando, avrebbe potuto desolare assai peggio il paese(917): ma pensavasi ai torti suoi passati, più ch'a nuovi danni che oggi risparmiava; nè la sua partita si conobbe da moderazione o carità. E come supporne nel vincitore che lasciò sparger dopo il caldo della battaglia tanto generoso sicilian sangue al capo d'Orlando?
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