A tal vista, il principe di Taranto dall'altro corno, spicca i balestrieri provenzali a cavallo a ferir gli almugaveri; ei, stretto a schiera con gli uomini d'arme, spingesi a quella volta contro la bandiera di Blasco, che parea la più segnalata, non mostrandosi per anco le aquile di Federigo, inteso dietro le file ad armar novelli cavalieri nel memorabil giorno. Blasco per affannosi messaggi l'affrettò a montare a cavallo. Gli almugaveri intanto, fermi lasciano avvicinare il nemico. Com'entra a gittata di mano, a lor usanza gridano: "Aguzzate i ferri," e dan co' giavellotti a striscio su per le selci, che tutto allumò di scintille il terreno, scrive Montaner, con maraviglia e terror del nemico; e si venne alle mani.
Alla carica del principe, balenava un istante la gente di Blasco; scrollata di qua, di là, combatteasi la bandiera: ma rattestaronsi in un attimo que' provati combattenti, nè cedeano un passo. Filippo allor vedendo la schiera nostra di mezzo rimasa alquanto indietro, credendol timore, pensò sperder quelle frotte di fanti; spronò sconsigliatamente ad essi, lasciandosi interi a destra gli almugaveri con Blasco, che freddo e fermo sopra lui ripiegossi. Allora un cortigiano, di cui Speciale per generoso sdegno tace il nome, supponendo abbattuto Blasco, gridava al re, fuggiamo; e forse tutto perdeasi; ma Federigo: "Fuggi tu, traditore, gli disse; la mia vita io qui dar debbo per la Sicilia." E fa spiegar la sua bandiera; e con un pugno di cavalieri, quanti n'avea in quella schiera, sprona egli il primo contro la cavalleria del principe.
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