Poscia egli stesso vien co' prigioni e l'oste, come a trionfo, in Palermo(942). In merito de' servigi di questi cittadini, chiama ad osservanza e riconferma i privilegi di Federigo imperatore, Corrado e Manfredi, sopra le franchige all'entrata o uscita delle derrate, i favori ai commerci, e altri di minore importanza(943): e seguì, girando per tutti i luoghi in val di Mazzara, a mostrarsi vittorioso, e spronar gli animi a nuovi sforzi per la patria. La più parte de' prigioni assegnò nelle carceri del real palagio di Palermo; il conte Sanseverino nel castel di Monte San Giuliano; altri in altri luoghi; e il principe Filippo in quella medesima rocca di Cefalù, ove stette chiuso quindici anni prima suo padre(944).
Così la battaglia della Falconarìa, la più grossa che si combattesse a campo aperto in tutta la guerra del vespro, rese a Federigo la riputazione, ch'è a dir anco la forza, perduta cinque mesi prima al capo d'Orlando. Il duca Roberto, saputala a mezzo cammino, mentre marciava a grandi giornate alle spalle di Federigo, incontanente si tornò in Catania. Erane uscito agli avvisi dell'impresa del principe di Taranto; quando, ristretti a consiglio i capitani con Roberto stesso e 'l cardinal Gherardo, tutti esultavano, fuorchè Ruggier Loria, il quale comprese che Federigo di leggieri potrebbe opprimere il principe; onde ei consigliò di marciare in fretta su i passi dell'oste siciliana, metterla in mezzo se si potesse; e a ciò partironsi da Catania in due punte, l'una dritto per lo mezzo dell'isola, l'altra pel sentiero piano delle marine di mezzogiorno.
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