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      Messone il partito, si dirisero tra loro i consiglieri; e chi ammonia non si fidassero per niente a' Catalani, inveterati nimici al nome francese; chi, col medesim'astio, replicava non esser cosa di che i Catalani non fossero pronti a far bottega. Il cardinal Gherardo, all'incontro, tornava a mente i detti di Ruggier Loria; rispondean gli altri, le guerre non reggersi a preti; diceano il cardinale caparbio, l'ammiraglio invidioso; e alfine, non vincendosi alcun partito, si temporeggiò: venisse a Catania il castellano medesimo, a ratificar la promessa, da non credersi a lettere d'un prigione. Ma tirossene Montaner, con onesto colore di non poter in tempo di guerra partirsi egli dalla fortezza; e mandò in vece un nipote suo, ammaestrato e ingannevole; il quale patteggiò sì scaltro con Roberto, da non lasciar ombra di sospetto. Indi nella guerriera nobiltà accendeasi un'altra gara, chi farebbe l'impresa? e ognun brigava ad ottenerla, e facea ressa a ricordare i suoi meriti; onde Roberto, per toglier discordia, volle che venisser tutti, ed ei sarebbe il capitano; e allora, aggiugnea, se pure l'intero esercito siciliano stesse all'agguato, sen riderebbero. Gualtiero conte di Brienne e di Lecce, il conte di Valmonte, Goffredo di Mili, Jacopo de Brusson, Giovanni di Joinville, Oliviero di Berlinçon, Roberto Cornier, Giovan Trullard, Gualtiero de Noe, Tommaso di Procida(948), con lor uomini d'arme, al nuovo dì si presentano a castello Ursino, a prender Roberto. L'aveva ei taciuto alla sposa; e per sua ventura, non era ancor surto di letto, quando il fecer chiamare i guerrieri; ondechè Iolanda appostasi a ciò ch'era, tanto ne domandò amorevolmente a Roberto che seppe ogni cosa; tanto pregò, e disse ingloriosa e temeraria la fazione, che le sue amorevoli parole vinsero il duca a restarsene.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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