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      Mentre in tal modo praticava casa d'Angiò a scemare il nemico e ingrassar sè d'aiuti di fuori, non meno studiavasi a far parte in Sicilia, continuando le lusinghe all'universale, tentate con poco frutto l'anno innanzi, e rincalzandole, che son le più efficaci, con le pratiche particolari di perdonare, promettere, dar largamente ad uomini e a cittadi. Raffermò a' Catanesi le immunità lor concedute poc'anzi da Roberto vicario(990); alla terra di San Marco, che si tenesse in demanio diretto dalla corona, gran favore in que' tempi(991); questo promesse a Camerata, disposta a tornar in fede, come dicea la cancelleria angioina(992); a' cittadini di Naso, pronti a fare il medesimo, profferse cinque anni di franchigia dalle collette(993); diella, pria per anni dieci, poi infino a quindici, a que' di Lipari per tutti pesi fiscali(994): e in Calabria adoperava le medesime arti con le terre di parte siciliana; promesso a Geraci il perdono(995); ad Amantea quantunque con essa fermerebbe Goffredo Sclavello, devoto del re(996); a Tropea, come più importante, maggiori grazie, franchigia di alcune gravezze per sei anni, e licenza larghissima a misfare su le persone e robe de' soldati nostri posti al presidio(997), a' quali in van s'era profferto, in prezzo di tradimento, ritenerli agli stipendi angioini(998). Sparsersi pei novelli convertiti simili allettamenti; a' baroni, confermar loro i feudi(999); agli uomini mezzani, rimetter colpe, assicurar l'avere, redintegrarli nelle dignità, e (dicono i diplomi) anche nell'onore(1000). Assai più liberale usò Carlo con chi era stato tra i primi alla tradigione di Catania, o d'altro luogo importante, ratificando tutte le concessioni feudali di Roberto, e altre nuove aggiugnendone, con ufici e dignità: a Gualtier di Pantaleone da Catania, data Biscari, e armato cavaliere; e a pro di Virgilio Scordia non finivano le regie larghezze; creato inoltre capitan della città di Catania, e comandante del castello(1001). Donde si vede qual dura impresa si trovò alla prova il racquisto della Sicilia; non fidandosi i nimici in sì grande soperchio di forza; e gittandosi a comperar traditori, sì ardentemente, che non bastava la terra a' molti guiderdoni d'opere o buone o ree, e fu necessità dar l'aspettativa, or concedendo il valor d'un tanto all'anno da investirsi in beni feudali a misura che ne ricadessero alla corona(1002), or dando, in nome, ad alcun barone i poderi de' baroni di Federigo(1003). Queste ampolle di corruzione, lasciaronsi a ministrare in Sicilia stessa a Roberto e all'ammiraglio; il quale ebbe facultà, onori, comando, poco men che di principe.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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