Sei galee il seguirono; le altre, dopo ferocissima lotta, furono prese co' baroni, i guerrieri, i marinai, tutti carichi di ferite. E Doria solo pur non calava stendardo, ancorchè trovatosi nel più fitto de' nemici dal principio della battaglia, quando il nocchier di Loria destro cansò l'urto del genovese; e tutti allor gli furono intorno, gli squarciavan co' rostri i fianchi della galea, salivano all'abbordo, ed erano rincacciati in mare, inchiodati da' valentissimi balestrieri genovesi. Loria alla fine, tirate indietro tutte le galee, gli spiccò addosso un brulotto. Così avuto prigione Corrado, onorò questa bella virtù con aggravar lui di catene; e a' balestrieri die' peggio cento volte che morte, fatto lor cavare gli occhi e mozzar le mani.
Fu a corte di Napoli e per la città e per tutto il reame, grande allegrezza di questa vittoria, di cui festeggiossi nelle città guelfe d'Italia, parendo l'ultima pinta alla rovina di Federigo(1012). Sopra ogni altra cosa, ne sperava re Carlo aver di queto le terre di quei baroni in Sicilia. Fattili venire quindi a Napoli, sbrancare in diverse carceri, e ad uno ad uno addur dinanzi a sè, li tastava or a trattamenti miti, carezze, promesse, or a minacce e stretture; nè mai potè spuntarne alcuno che gli facesse omaggio. Allora, con nuovo argomento, serbandone altri a Napoli in catene(1013), altri mandava in catene in Sicilia, a fin di tentare i prigioni con la vista della patria, le cittadi con la carità di questi lor valenti; e affidolli a Loria, vegnente a girar l'isola con la flotta, col terror della recente battaglia, co' pien poteri, che innanzi dicemmo, de' quali fu armato appunto in questo tempo, per usarsi con sommo sforzo d'arti e d'armi la vittoria di Ponza.
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