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      A tal giudizio anco porta il dir dello Speciale, che si scoprisse la congiura, mentre Federigo, vista due volte l'armata nemica girar l'isola intorno intorno, temè nuova macchinazione, e con ogni studio ne investigava(1026).
      In questo tempo rincrudì contro amendue gli eserciti, nuovo nimico, la fame; più infesta al siciliano che allo straniero, il quale traea vittuaglia di terraferma; ma i nostri campi in due anni d'invasione steriliano, abbandonati, arsi, tagliati gli alberi, svelte le vigne, rapiti gli armenti, messo a guasto ogni cosa per non picciola parte dell'isola. Ne nacque la carestia; e prima la sentì Messina, per esserle chiuso il mare dalle ostili flotte, onde a un tempo e mancavano i commerci, vita della città, e montava il caro de' grani sopra l'universale di Sicilia, a cagione della difficoltà de' trasporti per luoghi montuosi, occupati o infestati dall'Angioino. Già cominciavan cittadini a fuggirsene, chi per fame, chi per pretesto, passando al nemico. Stigato da quelli, venne a campo Roberto sotto Messina; pensando, per poco che aggravasse la carestia con la guerra, domare quel popolo ch'avea già fiaccato l'orgoglio dell'avol suo.
      Al par che nell'assedio dell'ottantadue, pone in terra a Roccamadore; manda sullo stretto la flotta di cento galee; con le genti ei si avanza infino al borgo di Santa Croce, mettendo tutto a fuoco ed a sangue: e nell'arsenal di Messina bruciò due galee; e scaramucciava ogni dì per terra e per mare, rispinto sempre da' nostri e dagli stanziali regi, tra' quali capitanò una compagnia il cronista Ramondo Montaner.


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La guerra del Vespro sicialiano
o Un periodo delle istorie sicialiane
di Michele Amari
1843 pagine 912

   





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