Respirovvisi un poco per lo gran valore di frate Ruggiero de Flor, oriundo tedesco, nato a Brindisi in povero stato, gittatosi fanciullo sur una barca de' Templari, e fatto in pochi anni espertissimo navigatore, frate del Tempio, uom d'arme, formidabil corsaro. S'arricchì tra lo scempio de' cristiani ad Acri; per invidia perseguitollo il gran maestro de' Templari, e 'l fè mettere al bando di cristianità; ma tra i romori delle nostre guerre gli fu nulla. Con una galea genovese, venne costui in Catania ad offrirsi a Roberto; funne rifiutato; e passò incontanente ai soldi di Federigo, al quale non restava a temere scomunica. Allora con siciliani legni, pur dopo le nostre sconfitte navali, rifece le prime dovizie, corseggiando sopra nimici ed amici; con questo divario, ch'ai secondi lasciava cedole del valsente da rimborsarsi alla pace: talchè, smisurato di pensieri all'imprendere, d'audacia all'oprare, e rapace ma non crudele, e largo donatore, anzi prodigo del mal acquistato, pei vizi al paro che per le virtù era salito in gran nome in tutta l'oste di Federigo(1027). All'intendere il misero travaglio di Messina, presentavasi Ruggiero al re, dicendo sentirsi spinto e flagellato da un gran pensiero: o vittovagliar Messina per mare, o perdersi nelle onde, o, che peggio era, tra le man di Roberto e de' frati del Tempio. Assentendolo il re, apparecchiava dodici galee; le empiea di grano a Sciacca; e con esse stava pronto nel porto di Siracusa.
Com'ei vide gonfiarsi il mare da ostro, piano senz'onda, rosseggiante come per sangue(1028), s'appose che metteasi uno scirocco fortunale; e confortò le ciurme all'impresa, in cui il vento, dicea, non li abbandonerebbe in balìa de' nemici, perchè di verno non cala sì tosto.
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